Avrete tutti bene o male sentito parlare del Professor Orsini, accademico sconosciuto ai più fino a qualche settimana fa e divenuto, nel giro di qualche giorno, celebre astro dei talk show per le sue posizioni critiche nei confronti dell’Occidente. Faccio una premessa doverosa per evitare ogni tipo di fraintendimento. Non condivido quasi nulla di ciò che dice Orsini sulla guerra in Ucraina. Non credo, per esempio, che Putin stia vincendo, anzi, piuttosto credo che le truppe moscovite siano belle che impantanate. Non credo, ancora, che in questa vicenda la NATO debba battersi il petto, stracciarsi le vesti di dosso e implorare piagnucolando il perdono dello Zar. Così come non aderisco alla tesi del Professor Orsini secondo cui << le grandi potenze attribuiscono poca importanza all’ideologia>>. Anzi. Gli ideologi del Cremlino ci hanno insegnato l’esatto contrario. Il sistema politico russo affonda le proprie radici nell’ideologia. Quest’ultima, come ha scritto lo studioso M. A. Smith in un saggio sulla democrazia sovrana, << è come l’aria, senza di essa nulla sopravviverebbe>>.
Ma lo scopo di questo articolo non è quello di confutare le tesi di Orsini né quello di levare qualche sassolino dalle scarpe della NATO né quello- ci mancherebbe- di prendere le parti di Mosca. Questo pezzo vuol fare luce sulla ignominiosa decisione della RAI di rescindere il contratto di Orsini a causa delle sue posizioni morbide (mettiamola così) nei confronti della marcia di Putin verso l’Ucraina. La baruffa politica, come sempre, non s’è fatta attendere, i cori e le trombe da stadio sono risuonate in men che non si dica e l’oligarchica élite del Partito (presunto) Democratico ha invocato la necessità di epurare il povero Professore che non s’è allineato alla univoca narrazione anti-putinita.
Insomma, come sempre avviene in questa Italietta allo scatafascio, tutto è finito in caciara. Ripeto, cari lettori, non condivido molto di ciò che dice l’Orsini ma francamente quel che è avvenuto mi pare poco degno di un Paese che si vanta d’esser democratico. Le vicende geopolitiche sono complesse e la complessità- si sa- non può e non deve ridursi a tifoseria. Con Putin. Contro Putin. Confrontarsi con un mostro di tal fatta che bombarda bambini, donne, uomini presuppone da par nostra un ragionamento dialettico che deve snodarsi lungo varie fasi. Chi ci dice ad oggi che Orsini non abbia visto lungo su questa vicenda? Chi ci dice che le sanzioni occidentali ( di cui sono un fautore, lo ammetto) sortiscano nel tempo l’effetto sperato? Orsini dice cose scomode e bacchettarlo in un cantuccio come uno scolaretto è assai comodo. Eppure dovrebbe essere il contrario. Dovremmo batterci fino alla morte perché Orsini dica ciò che vuole, quando vuole, dove vuole. Che sia in piazza, che sia in radio, che sia in un talk show trasmesso dal servizio pubblico. La forza del mondo libero sta tutta nel non accettare diktat, nel contrapporre una antitesi ad una tesi per pervenire ad una parvenza di verità. Ci diciamo democratici, amanti del pluralismo ma spesso ci lasciamo vincere dal pensiero unico, ci lasciamo soggiogare dal pensiero uniforme. Non accettiamo chi dissente, preferiamo relegarlo reietto ai margini. Quanto è avvenuto con Orsini è tipico del peggior regime. Le dittature non tollerano gli Orsini perché le pecore nere dicono e fanno cose scomode. Al contrario noi- lo affermiamo a gran voce- non possiamo tollerare le dittature, non possiamo tollerare il pensiero unico e le visioni univoche. Non diano lezioni di democrazia e di resistenza coloro che nulla sanno di Libertà.
Francesco Di Palma