Oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare Gabriele Zammillo, responsabile della Federazione Giovanile del Partito Socialista Italiano nella Provincia di Brindisi.
L’intervista trova la sua ragione in un contesto politico, quello odierno, fatto di opportunismo, improbabili cambi di casacca e assenza di ideali. Sarebbe forse giusto, però, cercare di tornare a coltivare quell’orto spontaneo di germogli di passione, che, solo se frequentemente annaffiati, diventano i grandi alberi che sorreggono la nostra società e la fanno espandere tramite le proprie radici. La maggior parte delle volte, questi piccoli germogli spontanei nascono negli ambienti più ristretti, nelle nicchie della vita politica.
Il giovane Gabriele è un po’ il simbolo di tutto questo ed è per questo che abbiamo pensato fosse interessante dare spazio a questo ragazzo, per confrontarci con le idee di un coetaneo, appassionato ed esperto di politica e di storia, portatore di ideali che sembrano, ormai, sempre più dimenticati dalla sinistra di oggi. La sinistra, per intenderci, capitanata da quel PD dalle poche idee e totalmente slegata alla sua storia e alle radici craxiane.
Assume, quindi, ancora più rilievo di un socialista vero: per capire cosa significhi essere socialisti oggi, quali sono gli obiettivi, i punti di rottura col presente e le continuità col passato, nonché le prospettive per il futuro.
Partiamo, dunque, con le domande.
Ci racconti brevemente la storia del tuo partito, fino ai giorni nostri?
«Dopo il 1994, con la fine di Craxi e l’avvento di Berlusconi, avviene uno sgretolamento interno al partito e un frazionamento dello stesso. Nel 2001 nasce il Nuovo PSI, dalla confluenza dei due partiti: il Partito Socialista di De Michelis e la Lega Socialista di Bobo Craxi. Nel 2008, una parte scissa del Nuovo PSI insieme a SDI (Socialisti Democratici Italiani) dà alla luce alla rifondazione PSI, tramite la costituente socialista, contrapposta alla costituente democratica di Veltroni.»
Che ruolo ricopri nel partito?
«Oltre ad essere responsabile regionale della Federazione Giovanile del PSI in Provincia di Brindisi, sono anche responsabile della Commissione Nazionale per la sicurezza e la lotte alle mafie istituita dalla Federazione.»
Cosa significa essere socialisti oggi a tanti anni dalle glorie del partito?
«Ad oggi non si tratta più di seguire in maniera pedissequa il filone marxista, cercando nel passato le risposte alle domande; bensì, significa cercare di lottare, nel presente, contro le disuguaglianze e le ingiustizie. Queste ultime, infatti, vanno combattute non solo a livello nazionale: noi crediamo nell’internazionalismo; ciò lo dimostra anche la solidarietà e la vicinanza, da parte nostra, nei confronti del popolo ucraino.
Significa, inoltre, credere in un cambiamento totale dell’assetto istituzionale del Paese.»
In merito a quest’ultima cosa: che ne pensi di un eventuale presidenzialismo in Italia?
«Io, come Craxi, personalmente sono a favore, anche se nel partito non sono tutti d’accordo. Sono anche dell’opinione che vada eliminato il bicameralismo perfetto e sono a favore della creazione della Camera delle Regioni: sarebbe un passo avanti verso l’autonomia delle regioni e non un passo indietro per il potere statale. La nostra è una battaglia diversa da quella della Lega: l’autonomia va concessa alle regioni che arrancano, come quelle del sud, e non a quelle che sono già più che autosufficienti, come il Veneto.»
Qual è la situazione attuale nel partito?
«Purtroppo il partito ha avuto un declino elettorale, probabilmente dovuto ad una Segreteria che molte volte è stata incapace e sorda nell’ascoltare i consigli; una segreteria che ha avuto spesso avversione nei confronti dei giovani. L’alleanza col PD, inoltre, è stata del tutto infruttuosa e insensata, priva di ritorni.
Ma non finisce qui: durante il consiglio nazionale, la Federazione Giovani Socialisti stava contestando democraticamente l’operato della segreteria, quando alcuni membri sono stati fisicamente aggrediti.
Insomma, un vero disastro, ma contiamo che le cose cambieranno presto!»
In quanto responsabile nazionale della sezione sicurezza e antimafia, mi diresti com’è la situazione attuale relativamente al problema di infiltrazione mafiosa nel nostro paese? Quanto è grave il quadro?
«Attualmente la situazione è meno grave degli anni ’80 e ’90, ma non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia: la mafia c’è, anche se fa meno rumore di prima. Durante l’anno della pandemia, nel 2020, si è registrata una forte infiltrazione mafiosa nel nostro paese, specialmente dove lo Stato non opera in aiuto dei cittadini. Il degrado continua a dilagare, specialmente nelle regioni più povere; il welfare dovrebbe essere una priorità anche per evitare certe situazioni.»
Cosa possiamo fare, nel nostro piccolo e in quanto giovani, per combattere il fenomeno mafioso?
«La mafia va combattuta a livello culturale, per la costruzione di una nuova società civile, più responsabile e più sensibile. Tra le armi istituzionali invocate da Falcone da dispiegare nella lotta alla mafia ci deve essere assolutamente l’istruzione, che si tende a trascurare veramente troppo.
Rimanendo su Falcone, ci tengo anche a ribadire la nostra posizione garantista, alla larga dalla magistratura che fa “giustizia-spettacolo”, andando spesso a colpire anche persone innocenti.»
Pochi giorni fa è stato arrestato Matteo Messina Denaro, cosa ne pensi?
«Penso che con la cattura di Matteo Messina Denaro si chiuda un cerchio, quello della vecchia mafia “dei Bontade” e “Dei Badalamenti”.
Questo non significa che la mafia, anzi le mafie, siano state sconfitte: ora bisogna combattere i nuovi eredi, e il nuovo boss non sappiamo chi sia. Negli ultimi anni, questo male è stato indebolito, anche grazie allo sviluppo di una società civile, composta soprattutto da giovani, e anche dalle istituzioni come la Scuola. Un esempio può essere dato dal mio ex liceo: il Liceo Ettore Palumbo di Brindisi, che è sempre stato in prima linea nella diffusione della cultura della lotta alle mafie. Mi viene in mente quando, il 21 marzo del 2022, hanno piantato degli Ulivi nel Ricordo Delle Donne che si sono ribellate alla criminalità organizzata. Come già detto, l’istruzione e la cultura fanno paura alla criminalità organizzata.
Il mio augurio è che un giorno questo paese si liberi da questo male. La verità e la giustizia, prima o poi, trionfano.»
Le domande sono terminate e non ci resta, a questo punto, che ringraziare Gabriele, che, con molta disponibilità, si è prestato all’intervista. Con le sue idee e le sue salde convinzioni, ci ha permesso di scoprire un pensiero socialista e autentico, che difficilmente ci giunge tramite la propaganda. Inoltre, la sua posizione in prima fila contro la lotta alle mafie, ci lascia un grande spunto di riflessione e una grande voglia di scendere in campo per fare, anche noi, la differenza.
Intervista di Andrea Altamura