Martedì 25 ottobre nella celeberrima Università La Sapienza, più precisamente nella Facoltà di Scienze Politiche, l’associazione studentesca di Destra, Azione Universitaria, ha organizzato una conferenza sul Capitalismo, invitando, oltre ad alcuni professori dell’Università, anche l’Onorevole Fabio Roscani, deputato di Fratelli d’Italia e presidente di Gioventù Nazionale, e Daniele Capezzone.
Al di là della narrazione dei fatti accaduti che ormai hanno spopolato su televisioni e social, l’analisi più inedita da fare è dal punto di vista storico.
Forse non si sa, oppure non è stata la riflessione più importante da fare in questi giorni di assoluto fermento nel mondo universitario romano, ma quello che sta accadendo in questa settimana alla Sapienza è lo specchio e il risultato di un pezzo di storia molto antico che tanti trascurano.
Per questo a volte, conoscere la storia e studiarla a fondo, non solo come un mero agglomerato di date ma come esperienze che forniscono una traiettoria da seguire per vedere quello che succederà in futuro, potrebbe servire a prevenire spiacevoli situazioni come questa in discussione.
Tutto risale al lontano anno 1000, a Bologna viene rinvenuto il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano. Vengono trascritte le prime copie, si iniziano a leggere e nascono dibattiti su questo testo.
E’ cosi che nasce la prima Università, grazie al ritrovamento e alle successive letture della costituzione giustinianea.
Il rettore dell’università all’epoca era scelto tra gli studenti. Il Rector era incaricato di riunire tutti gli studenti provenienti da altre città in residenze a Bologna ed aveva il compito di raccogliere le opinioni degli studenti sui professori. Infatti erano gli stessi studenti a decidere se iscriversi alla “lectio” di un professore o meno, e se un insegnante non era gradito, il Rettore poteva rimuoverlo dal ruolo.
Ebbene, questo quadro storico fa notare che i soggetti forti all’epoca fossero gli studenti e non i professori come lo sono invece oggi, o forse i docenti non hanno più questo primato a quanto pare.
La posizione si ribaltò quando il potere politico entrò per la prima volta nell’Università di Bologna grazie a Federico Barbarossa che chiese di redigere la Constitutio Habita, un insieme di norme che disciplinava la vita universitaria, cambiando così anche i rapporti di forza tra studenti e professori.
Il problema grave della nostra società, che si nota ancora una volta in questa occasione, è che non sa guardare al passato perchè si crede che in esso risieda sempre qualcosa che non è meritevole di essere oggetto di riflessione odierna, “perchè il mondo va avanti”, perché “se guardi indietro sei retrogrado e conservatore”.
Talvolta invece conservare permette che, in casi come questi, si possano aprire gli occhi più di quanto lo possa fare chi di storia non ne vuole sapere nulla.
Gli studenti della Sapienza che avrebbero voluto impedire lo svolgimento della conferenza e che hanno occupato la Facoltà, al di là della contrapposizione di ideologie politiche che meriterebbe un’analisi ulteriore, hanno provato a riportare le lancette indietro all’anno 1000, quando erano gli studenti a decidere e non i professori.
La scena emblematica di questo rovesciamento dei rapporti di forza è simboleggiata da un video girato sul web in cui gli occupanti entrano in un’aula dove si stava regolarmente svolgendo una lezione e obbligano la professoressa a interrompere la sua spiegazione.
Qui emerge la differenza profonda tra il potere buono e costruttivo che era dato agli studenti all’epoca della nascita dell’università, ovvero un potere esercitato al fine di garantire una migliore qualità di studi, e il potere esercitato dagli studenti dell’ateneo romano che è invece un potere distruttivo, che ai fini della didattica è solamente nocivo.
L’università deve essere luogo di incontro, di scambio di idee e opinioni, anche politiche, ma pur sempre nel rispetto dell’idea altrui. Non solo si rischia di tornare indietro di 1000 anni nell’approccio rispetto al potere, ma si rischia di tornare indietro anche a quei brutti anni di Piombo che costarono la vita a tanti studenti universitari, che si battevano per la loro idea politica, per la loro visione del mondo.
La constitutio habita di Barbarossa fu recepita negativamente dagli studenti che all’epoca agivano in maniera autonoma per perfezionare il loro sistema universitario, quindi la legge era vista come un ostacolo alla libera determinazione del percorso di studi.
Adesso, in una società che sembra essere completamente allo sbaraglio, dove non importa più se si può fare o non qualcosa, in una società in cui sembra essere tornati allo stato di natura in cui ognuno si fa giustizia da solo come meglio crede, infischiandosi delle Forze dell’Ordine, una nuova Constitutio servirebbe proprio a rimettere ordine alle gerarchie, garantendo agli studenti di esprimere le proprie opinioni ma senza cadere nell’orribile metodo di censura utilizzato dai collettivi di sinistra negli ultimi giorni.
“Io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perchè tu la tua idea la possa esprimere liberamente.” Sandro Pertini
Flaminia Pace