Laureato al Politecnico di Torino in Ingegneria energetica, Luca Carabetta è uno dei Parlamentari più giovani della XVIII Legislatura con il Movimento 5 Stelle. Co-Founder di due start-up, è stato eletto nel giugno 2018 Vicepresidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati. Tecnologia, Quarta Rivoluzione Industriale, Internet of Things, blockchain sono i temi su cui ha speso la sua attività da imprenditore e da politico. E’ stato ricandidato dal M5S nel collegio Uninominale Piemonte 1- 03 e nel Proporzionale Piemonte 1- 02 ossia in tutti i comuni della provincia di Torino. Noi de Il Borghese Giovani abbiamo avuto l’onore di intervistarlo.
Onorevole lo scorso luglio il M5S ed altre forze politiche hanno deciso di non votare la fiducia al Governo Draghi. Non crede sia stato un atto di irresponsabilità politica?
Non è facile portare avanti un governo di unità nazionale con quasi tutto l’arco costituzionale in maggioranza. Per farlo occorre non dimenticarsi del fatto che le forze politiche siano espressione diretta della volontà popolare e che in Italia sia il Parlamento il tramite che esercita la sovranità. Il Movimento si è fatto carico della responsabilità del sostegno al governo Draghi, ben conscio che quella scelta avrebbe portato a un calo dei consensi. Dopo un anno e mezzo, però, abbiamo constatato l’assoluta indisponibilità del Presidente del Consiglio ad accogliere le nostre istanze. Parlo della tutela del Superbonus che ha portato un ritorno economico di oltre 125 miliardi e più di 630mila nuovi posti di lavoro nell’edilizia e in particolare dello sblocco dei crediti fiscali dei bonus edilizi per evitare il fallimento di decine di migliaia di imprese. Parlo della salvaguardia delle misure di protezione sociale fondamentali per affrontare il prossimo periodo che molto probabilmente sarà caratterizzato da una recessione economica. Parlo della totale sottovalutazione della crisi energetica. Ci sono stati diversi incontri tra Draghi e Conte già a partire dallo scorso inverno ma il Governo non ha mai risposto a dovere rispetto alle esigenze di famiglie e imprese che devono affrontare questo momento così duro. Non posso, ancora, non ricordare l’ultimo discorso del presidente Draghi al Senato in cui è parsa evidente la sua non volontà di andare avanti in questo percorso, probabilmente a causa dello scenario economico che ci attende. Chiudo con una riflessione. Chi oggi si dispera per la caduta del governo è chi avrebbe portato Draghi al Quirinale, il che avrebbe fatto ovviamente cadere lo stesso Governo.
Avete governato ininterrottamente dal 2018 pertanto le chiedo-considerando le innumerevoli difficoltà che avete dovuto fronteggiare-che Italia avete trovato e che Italia lasciate?
Sicuramente oggi abbiamo un’Italia più solidale ma ancora molta strada c’è da fare. Non dobbiamo perdere quella rete di protezione sociale che sarà ancora più fondamentale in recessione. Oggi abbiamo, poi, un’Italia che non fa della transizione digitale ed ecologica uno slogan. Questo tema è invece diventando la base della nostra politica pubblica e del nostro sviluppo economico, anche grazie alla spinta del PNRR. Parlando di PNRR sicuramente dobbiamo dire che oggi ci ritroviamo in un Paese più al centro dell’Unione Europea, essa stessa profondamente cambiata durante la pandemia. Vedo insomma un patrimonio da non disperdere e, pur avendo commesso errori, penso che i contributi del Movimento siano stati fondamentali in un momento storico così critico per la nostra Italia.
Tema rovente delle ultime settimane è certamente la crisi del gas. Cosa propone il M5S?
Siamo ovviamente tutti dalla parte dell’Italia e speriamo che le misure di contenimento dei consumi e dei prezzi possano contribuire al superamento della crisi. Purtroppo però sembra uno scenario molto lontano dalla realtà. Ci sono seri dubbi tra i tecnici del settore su applicabilità ed efficacia di queste misure. Come Movimento abbiamo sempre sostenuto la necessità di risolvere il problema alla radice e quindi di investire in una soluzione diplomatica del conflitto. Ha senso oggi perseguire un’illusoria vittoria militare sulla Russia o lavorare per una vittoria politica dell’Ucraina? Mentre proviamo a rispondere a questo dilemma ci sono milioni di imprese che rischiano di chiudere a causa della fiammata sui prezzi dell’energia, che non possono più attendere.
Calenda sostiene che, nel lungo periodo, non vi sia alternativa al nucleare. Lei che è un ingegnere energetico, è dello stesso avviso?
Il nucleare sarà certamente preponderante nel mix energetico futuro. La domanda è: quale nucleare? Noi siamo a favore della ricerca su fusione (lontana) e fissione di quarta generazione (più vicina). Quest’ultima in particolare promette di superare in gran parte il problema scorie e di ridurre ulteriormente i rischi sulla sicurezza e ambientali. Quindi bene che si proceda nella direzione della ricerca. Rimaniamo fermamente contrari a un piano di terza generazione per criticità che riassumo: criticità ambientali, il problema scorie, seppur limitato, non è ancora risolto; criticità finanziarie, un piano di una trentina di reattori costerebbe più di 200 miliardi e ad oggi non è dato sapere dove si prenderanno queste risorse molto ingenti; criticità sociali, i reattori andranno dislocati sul territorio e sarà necessario lavorare di concerto con le comunità locali in un’Italia che solo pochi anni fa si era espressa contro il nucleare tramite referendum. Inoltre questi reattori non potrebbero essere operativi prima di 15 anni, e cioè proprio quando potrebbero esserci i reattori di quarta generazione in commercio. A nostro avviso la quarta generazione potrebbe superare molte di queste criticità.
Cosa ne pensa delle perforazioni nel Mar Adriatico per la ricerca di idrocarburi?
Penso che sia un tema utilizzato impropriamente in campagna elettorale. Le riserve sono molto limitate e ad oggi coprono solamente il 10% del nostro fabbisogno.
Ritiene siano ecologicamente sostenibili le sabbie bituminose?
Posso rispondere guardando agli impatti già registrati in quelle aree ad alta attività estrattiva come gli Stati Uniti. Di certo non parliamo di un qualcosa ecologicamente e socialmente sostenibile.
Non crede siate troppo ostinati sulla misura del Superbonus 110%?
Il Superbonus ha avuto un ritorno economico (125 miliardi) ben più alto dell’investimento (39 miliardi), ha fatto nascere nuove imprese e nuovi posti di lavoro (più di 630mila), come dice Nomisma Energia. Fatta questa premessa dividerei il problema in tre. Sosteniamo sia necessario prorogare la misura, anche rivedendo il sistema di incentivi e prevedendo un decalage nel tempo, rivedendo il sistema di incentivi e prevedendo un decalage nel tempo. Successivamente cedere dei crediti, che si è rivelata una rivoluzione e ha anche attivato mercati secondari attraendo investitori esteri. Non solo non comprendiamo la contrarietà di Draghi ma intendiamo estenderla anche ad altri ambiti come quello di Transizione 4.0, misura chiesta a gran voce dalle imprese. Infine attuare il blocco dei crediti, da un anno a questa parte ha lasciato le imprese edili senza liquidità e con tasse e fornitori da pagare. Se non si risolve in fretta, si rischia il fallimento di decine di migliaia di imprese
Da sempre, “cavallo di battaglia” del M5S è il Reddito di Cittadinanza. Perché mantenere e rafforzare questo strumento?
È parte fondamentale della rete di protezione sociale che ci serve. L’Istat ci dice ha la misura ha salvato un milione di persone dalla povertà in pandemia. Con la pandemia energetica odierna e una probabile futura recessione non possiamo permetterci dei passi indietro, anzi ci sarà sempre più bisogno di dare una mano a chi non ce la fa. Ricordo tra l’altro che due terzi dei percettori sono pensionati o inabili al lavoro, della parte restante il 50% ha un lavoro con un salario al di sotto della soglia di povertà.
Lei è poco più che trentenne. Non pensa che in questa campagna elettorale le tematiche giovanili siano state offuscate?
La presenza delle tematiche giovanili è direttamente proporzionale alla presenza di giovani nelle liste elettorali. Come movimento abbiamo sempre lasciato spazio ai giovani e io ne sono una prova, avendo avuto la possibilità e onore di entrare in Parlamento a 26 anni. Altrove mi sembra di vedere un atteggiamento un po’ boomer e paternalistico di candidati e leader che vogliono spiegare ai giovani come votare.
Intervista di Francesco Di Palma