La campagna elettorale ha iniziato ad infiammare i social. Non solo quelli dei partiti ma anche le pagine di influencer e di meme: Elodie o Chiara Ferragni sono solamente due dei principali esempi, causa e conseguenza del nuovo modo di dettare l’agenda politica da parte dei grandi nomi del web, in grado di poter influenzare l’agenda politica. Una trasformazione sociale raccontata egregiamente da Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti in Politica Netflix, che come spiegato dal primo in un intervista al Foglio è la tendenza « a costruire dei momenti di partecipazione politica che sono on demand, non hai delle campagne ideologiche ad ampio spettro valoriale ma la presa di posizione su temi molto specifici quali, ad esempio, il razzismo ». Una strategia di far pressione alla classe politica senza l’onere di dover “scendere in campo”, potendo così alimentare la mobilitazione su importanti tematiche senza una responsabilizzazione e legittimazione derivante dal consenso elettorale.
Oltre ai diritti LGBT e alle lotte ambientaliste non sono mancate le richieste di porre i giovani al centro della discussione politica, affinché si tenesse conto delle problematiche legate all’istruzione, all’occupazione giovanile e stabilità economica. A prendere le redini di queste istanze è stata – nell’ultima settimana – la famosa pagina satirica AQTR, seguita su Instagram da più di 133 mila follower, che ha lanciato l’iniziativa #20e30, nella quale è stata fornita a ragazze e ragazzi una piattaforma per esprimere le proprie richieste alla classe politica. A livello numerico la strategia si è rivelata vincente: rilanciata anche da importanti giornali come Repubblica e Domani ha attirato l’attenzione dei partiti. Come dichiarato dalla pagina «In soli 6 giorni @aqtr.official e @20e30_ sono riusciti insieme a fare una cosa straordinaria: hanno fatto aderire tutti i partiti del centro e del centrosinistra, i quali hanno promesso di mettere le richieste dei giovani nel loro programma elettorale».
Tuttavia è proprio nel messaggio di chiusura del progetto che iniziano ad intravedersi le prime incongruenze verso una mobilitazione che proponeva di essere apartitica e vincolata unicamente al rendere le problematiche giovanile parte integrante della campagna elettorale di tutti i partiti, che fossero di centrodestra o centrosinistra. Nel post, difatti, si legge che «con l’adesione odierna di Italia Viva(che ha seguito quelle di +Europa; Azione; Partito Democratico; Movimento 5 Stelle; Europa Verde; Sinistra Italiana; Radicali; Volt; Articolo Uno; Possibile n.d.r.), ultimo partito centrista mancante, il lavoro di @aqtr.official finisce qua.
Con nuove e ulteriori adesioni @aqtr.official sarebbe incoerente con i valori e gli obiettivi che ha sempre portato avanti».
Una presa di chiusura netta verso il centrodestra, alimentando, così, i dubbi che sia stata una manovra politicizzata e che invece di dimostrarsi inclusiva verso tutti i giovani ha escluso coloro che condividono una visione politica, sociale e valoriale che non sia di sinistra. Una manovra che è la quintessenza della sopracitata Politica Netflix: senza mettere un simbolo partitico a presentare la proposta, bensì quella di una pagina in teoria distaccata, si è riusciti ad inculcare indirettamente nella testa dei “seguaci” l’idea che a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega non interessi nulla dei giovani. Fattore abbastanza paradossale se si consideri che l’attuale leader di Fdi, Giorgia Meloni, è stata Ministro per la Gioventù dall’8 Maggio 2008 al 16 Novembre 2011. UnaConventio ad excludendum che non è affatto piaciuta a Francesco di Giuseppe, Vice Presidente Gioventù Nazionale, Dirigente Nazionale FDI e Consigliere Comunale di Roseto degli Abruzzi, che ha sottolineato come «Con Gioventù Nazionale facciamo politica e portiamo avanti progetti e battaglie per i giovani tutti i giorni da anni, non solo quando s’avvicina la campagna elettorale e senza la necessità di nasconderci dietro “false flag” per renderci presentabili agli occhi degli elettori.
Provano a screditarci perché non firmiamo appelli preconfezionati dalla sinistra e di cui neppure si conosce ancora il contenuto: la verità è che la nostra rivoluzione generazionale li ha già travolti e ancora se ne devono rendere conto».
Una presa di posizione forte, alimentata dai dubbi verso Mattia Angeleri, fondatore della pagina AQTR, che fece parte del movimento delle Sardine, movimento nato a Bologna nel 2019 col fine di contrastare la destra nelle elezioni comunali del Gennaio 2020.
A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca; pertanto, restano forti dubbi sul tentativo da parte della pagina di politicizzare questa iniziativa, specialmente in una fase storica ed elettorale nella quale la destra ha numeri importanti, che potrebbero portarla alle elezioni del 25 Settembre ad avere la maggioranza assoluta dei consensi.
E’ legittimo da parte loro aiutare la sinistra nella campagna elettorale ma l’invito che si vuole inviare con questo articolo è di evitare di porre certe iniziative come salvifiche o volte esclusivamente al benessere dei giovani italiani: è proprio attraverso queste modalità che si fanno le campagne elettorali sui social, costruendo consensi che possano scavalcare la disaffezione generale verso i partiti. Cadere nella trappola del pensiero superficiale ed erroneo secondo cui c’è una parte giusta e una sbagliata è fallace, radicalizza lo scontro politico ed appiattisce il dibattito pubblico.
Inoltre, ci sono tantissimi modi per pensare al miglioramento della condizione giovanile: non necessariamente si deve pensare ad un comune punto di arrivo, frutto di una visione sessantottina e che tende ad impedire ai ragazzi e alle ragazze d’Italia di poter spiccare e poter realizzarsi, ma è necessario dotarsi di modalità che garantiscano a tutti un simile punto di partenza, garantendo possibilità di poter istruirsi e di poter competere attraverso le proprie capacità ed il proprio merito. Inoltre vi deve essere la capacità di smettere di valutare il mondo giovanile come una massa organica ma la si deve cominciare a valutare attraverso lo spettro di differenti individui, ognuno con differenti ambizioni, competenze, valori e idee. Un’idea rilanciata molte volte dalla destra giovanile, che nel corso dei settant’anni di vita e di militanza è scesa numerose volte in piazza per portare avanti queste istanze, spesso anche ammainando le bandiere di partito e collaborando con studenti di sinistra (vedasi Valle Giulia nel ’68 o il Movimento dell’85), la cui importanza non può essere sottaciuta da chi trasforma battaglie di tutti in sistema per portare voti alla propria area o per alimentare un clima di odio e di banalizzazione.
di Alessio Moroni