Elezioni Presidenziali francesi 2022: il punto prima del voto

Elezioni Presidenziali francesi 2022: il punto prima del voto

Domani, 10 aprile 2022, ci sarà il primo tempo della partita che, a seconda del risultato, cambierà o meno le sorti di tutto il continente europeo. Tutta la Francia infatti sarà chiamata alle urne per l’elezione del Presidente della Repubblica, figura cardine del sistema politico francese. Per via dell’estrema personalizzazione della competizione, Lorenzo Pregliasco, analista dell’agenzia Youtrend, parla, invece che di semi-presidenzialismo, di iper-presidenzialismo. In uno stato di emergenza geopolitico, con il conflitto in Ucraina, le elezioni presidenziali francesi diventano ancora più decisive.

Il sistema elettorale

Prima di analizzare i candidati e gli avvenimenti, è opportuno chiarire le regole del gioco. L’elezione del Presidente della Repubblica francese viene eletto in due turni. Al primo turno partecipano tutti i candidati alla corsa all’Eliseo, sede della presidenza. Se nessuno raggiunge la maggioranza assoluta degli iscritti al voto (50%+1), i primi due candidati che hanno ottenuto più voti accederanno al secondo turno. Il 24 aprile si terrà quindi una nuova elezione e a vincere sarà il candidato che prenderà più voti del suo avversario. Il sistema elettorale a doppio turno ha una doppia funzione: assicura la stabilità di governo (in Francia è il Presidente che nomina il governo e il Consiglio dei Ministri) e allo stesso tempo ha un forte riconoscimento popolare derivante dalla maggioranza assoluta che elegge l’inquilino dell’Eliseo.

I candidati

Sono stati dodici i protagonisti che hanno animato la campagna elettorale, aspiranti presidenti che si sono dati battaglia per tutta la Francia a colpi di comizi e dibattiti. Dall’estrema destra all’estrema sinistra, i moltissimi candidati testimoniano la spaccatura della società e dello scenario politico francese. Ad insidiare il Presidente Emmanuel Macron, sono scesi in campo personaggi politici già noti ma anche nuovi insider. Marine Le Pen, che aveva perso al secondo turno le scorse elezioni, sarà l’avversario numero uno. L’unione di più partiti di estrema sinistra ha candidato Jean-Luc Mélenchon, mentre i socialisti Anne Hidalgo, sindaco di Parigi. Valérie Pécresse invece ha vinto le primarie dei Les Républicains. Una candidatura sorprendente che ha spiazzato molti analisti è stata quella di Éric Zemmour, giornalista ed opinionista, che ha cercato di veicolare i voti dei delusi di Le Pen. Ultimo candidato degno di nota è Yannick Jadot, esponente dei Verdi.

Anne Hidalgo, sindaco di Parigi e candidata del Partito Socialista alle elezioni Presidenziali 2022.

Macron, tra guerra ed immobilismo

L’avvicinamento alle elezioni è stato confuso e movimentato. Come molto spesso accade le elezioni francese si dimostrano importanti study cases per tutto ciò che riguarda la scienza politica (la campagna di Macron nella tornata precedente ne è sicuramente un esempio). Punto di svolta della campagna di tutti i candidati è stata senza ombra di dubbio l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Macron ne ha approfittato per indossare i panni di figura istituzionale, troppo impegnato per dedicarsi alla campagna elettorale. Inizialmente, il cosiddetto effetto “rally ‘round the flag”, quando cioè i cittadini a causa di una forte crisi si stringono intorno alle istituzioni, lo ha catapultato oltre il 30% dei consensi. Con l’avvicinarsi delle elezioni il vantaggio sugli inseguitori si è assottigliato. La causa è rintracciabile nel suo immobilismo: ha tenuto un solo grande comizio a Parigi, non ha partecipato a nessun confronto con altri candidati e ha sempre commentato solo il conflitto in corso.”Too much President, not enough candidate” ha commentato Politico.

Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese dal 2017.

Marine Le Pen, rivoluzione conservatrice

Molto più dinamica è stata la campagna della sua avversaria numero uno Marine Le Pen. La leader ha avviato un processo di rinnovamento. Ha cambiato il nome del partito in Rassemblement National, abbandonando il nome Front Nacional troppo vicino alla destra radicale di suo padre, ha avuto un approccio più conservatore ed istituzionale e meno populista alle vicende. Pur essendo stata vicina a Putin per molti anni, è riuscita a distaccarsene il più possibile. Molti analisti francesi hanno notato come Le Pen abbia girato tutta la Francia, anche quella più rurale e lontana dal centro parigino. Questi fattori l’hanno fatta riavvicinare nei sondaggi a Macron, consacrandosi come l’unica veramente in grado di scansare dal trono l’ex ministro di Hollande.

Marine Le Pen, candidata alle elezioni Presidenziali 2022.

Tra ologrammi e anti-immigrazione, gli outsider

Particolari, speculari e innovative sono state le campagne di Melenchon, di estrema sinistra e navigato politico, e Zemmour, di estrema destra e populista. Il primo ha tentato una sostanziosa campagna sui social, cercando di intercedere i voti dei giovani radicali, addirittura con l’apporto di ologrammi che gli hanno permesso di fare più comizi contemporaneamente. Zemmour ha invece parlato alla Francia più estrema e radicale. Un personaggio controverso per molti, un saggista brillante per altri, è sembrato molto vicino a Le Pen. Ha concentrato la sua campagna elettorale su proposte anti-immigrazione, come un “ministero per i rimpatri” e la creazione di una guardia costiera militare per fermare gli arrivi via mare, come riporta un articolo di Sky Tg 24. Alcune di queste dichiarazioni sono state ritenute fuori luogo da parte dell’elettorato, penalizzandolo nei sondaggi.

L’astensionismo

Nel 2017 per le scorse elezioni presidenziali votarono il 78% degli iscritti al voto. Da sempre questo tipo di elezioni sono molto partecipate, questa volta però molti analisti hanno paura di un livello di astensionismo record. Alcuni elettori di Macron potrebbero pensare di aver già vinto, altri delusi dai candidati potrebbero decidere di rimanere a casa. Sarà senz’altro il primo dato da vedere alla chiusura delle urne per capire che elezioni sono state e che potrebbe succedere due settimane dopo. I giovani sembrano essere i meno interessati al voto, tuttavia anche da questo punto di vista lo scenario sembra essere ancora incerto.

I sondaggi

Fino alle 20 del 10 aprile, quando si chiuderanno le urne, gli unici riferimenti che di cui disponiamo sono i sondaggi. Come detto in precedenza, all’inizio della guerra, Macron sembrava ormai irraggiungibile. Gli ultimi rilevamenti prima del silenzio elettorale hanno invece indicato una forte crescita di Marine Le Pen, che secondo alcuni istituti tallona il Presidente uscente di circa un solo punto percentuale. Al terzo posto viene messo Melenchon, intorno al 18%, e in seguito Zemmour, intorno al 9%, entrambi fuori dal secondo turno ma decisivi nelle loro indicazioni di voto.

Lo scenario

La corsa all’Eliseo è più aperta che mai. Macron in calo e Le Pen in crescita mantengono i giochi aperti fino all’ultimo voto. A meno di sorprese saranno questi due nomi ad essere scritti nelle schede il 24 aprile, giorno del secondo turno. Al ballottaggio Macron sembra essere ancora avanti, ma i risultati post-primo turno, le indicazioni di voto degli sconfitti, le ulteriori due settimane di campagna elettorale e gli eventuali confronti testa a testa, sono fattori che rendono il risultato incerto. Macron vince se riesce a convincere i moderati a restare uniti contro un nemico comune, come aveva ben fatto nelle scorse elezioni. Le Pen invece vince se persuade gli elettori moderati a non votare per il suo avversario, protagonista di una presidenza di molti bassi ed un aumento di conflitti sociali. Comunque vada, l’elezioni francesi saranno decisive, per i francesi e per il futuro dell’Europa tutta.

Leonardo Di Salvo

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