Il pittore cerca di scolpire sé stesso: Merisio in cerca di una rivolta estetica

Il pittore cerca di scolpire sé stesso: Merisio in cerca di una rivolta estetica

La pittura per Federico Mattera in arte Merisio rappresenta il modo attraverso cui analizzare sé stesso, il momento esatto per dimenticarsi del mondo, smarrendosi nella musica, facendo venir fuori il proprio eros e lasciandosi rapire in questo modo dall’energia che muove l’inconscio, muove il sé dell’individuo, arrivando a dipingere il proprio mondo interiore fatto di dei, guerrieri, angeli. Le sue opere concretizzano quella visione, ormai divenuta negli ultimi anni sempre più frequente, per cui la bellezza ha il dovere di essere rappresentata dagli artisti attraverso un quadro o una scultura e andando in contrapposizione con tutta l’arte che per diverse decadi del ‘900 ha monopolizzato il mercato, offuscando anche in certi casi il concetto di bello e di artista. Secondo Merisio, dato che l’arte figurativa è tornata a splendere in Italia, sia necessario contribuire ad una rivolta estetica.

Le tue opere sono totalmente legate al classico e al mito. C’è un racconto che ti ha influenzato maggiormente?

In realtà non c’è ne è uno in particolare, però ho sempre avuto la passione per il mito greco. Con la pittura posso raccontare delle storie che sono frutto di questa mia passione, a volte legandomi totalmente ad un mito in particolare e altre volte utilizzandolo come spunto per poi creare qualcosa di completamente mio. Poi ogni mito ha il suo forte, per me sono tutti alla pari, in cui puoi trovare una chiave di lettura metafisica da cui è possibile tirare fuori una morale più complessa di quella che appare al primo approccio.

Fortunatamente è tornata a splendere negli ultimi dieci anni l’arte figurativa e tu ne sei un interprete. Secondo te perché è tornata così in voga?

L’impressione che ho, basandomi soltanto sul mio punto di vista, è che negli anni si è passati sotto tanti aspetti stilistici differenti talvolta molto dissonanti a livello visivo come Warhol e così via. Tutti questi artisti per il mio modesto avviso non esprimono bellezza, neanche sulle forme, prendono la strada del concettuale. Tuttavia credo che ci sia bisogno di bellezza a questo mondo, parlo di vera bellezza, che si rifà al reale ma che possa attraverso una chiave moderna andare in profondità nell’osservatore e quindi poter raccontare una storia e determinate emozioni partendo dal bell’aspetto. Un tempo l’arte puntava sulla bellezza, basti pensare alla Cappella Sistina agli affreschi delle chiese o ai quadri rinascimentali, in cui anche se legandosi ad una visione idealizzata si ispirava al reale perché la realtà di tutti i giorni se impressa dal tratto artistico comunica qualcosa di forte a chiunque. C’è una bella differenza tra l’arte concettuale e l’arte figurativa, perché quella concettuale non tutti possono comprenderla mentre il resto si. Faccio un parallelismo con l’Heavy metal che ovviamente non tutti ascoltano ma volendo possono avvicinarsi alla musica classica.

“Il Re Serpente” (Oil on Canvas, 150X100 cm)

Credi ci sia bisogno di una rivolta estetica?

Assolutamente, perché sotto molti ambiti della quotidianità siamo bombardati di bruttezza e tutto questo parte dalle notizie che ci arrivano dal telegiornale e poi arriva nelle persone che si spengono di fronte a tutto ciò. Quando si pronuncia la frase “la bellezza salverà il mondo” penso che vada prima di tutto capita ma chi la dice mi trova d’accordo. Sembra una frase banale e anche un po’ sciocca ma se analizzata in profondità ci rendiamo conto che ci dice davvero molto.

Il rapporto tra psicoanalisi e terapia ipno-suggestiva Freud lo descrive seguendo la visione di Leonardo paragonando la scultura al procedimento di “togliere” e quindi eliminare dall’inconscio e invece la pittura al procedimento in via di “mettere” per cui le suggestioni si sovrappongono senza eliminare il sintomo alla base. Quindi la scultura sembrerebbe essere una terapia. Cosa pensi di questa definizione dato il tuo legame col classico?

Domanda interessante a cui rispondo volentieri. Sono due modi per esprimersi che lavorano a livello inconscio. Nella scultura si va a togliere, è come se tu compiessi un atto psicomagico e quindi togliendo dal materiale vai a fare la stessa cosa anche dentro di te e togli ciò che è in eccesso. Ti dico che nella mia filosofia è un bene perché al nostro interno siamo pieni di superfluo che ci portiamo da bambini e tutto ciò lavora dentro di noi, crea un falso senso del sé, porta a patologie come il narcisismo. La scultura è terapeutica proprio per questo. Nella pittura invece c’è un’altra terapia perché appunto si procede per addizione e quindi uno getta sulla tela il suo stato d’animo e io credo che sotto un certo punto di vista anche il pittore scolpisce, anche se con i pennelli, perché sulla tela aggiunge ma da dentro di sé toglie. Nella pittura dipingi per scolpire te stesso. Quindi si, mi ritrovo in ciò che dici. Poi io quando dipingo butto fuori una serie di emozioni e soffrendo come un cane, con la musica sparata nelle orecchie dall’inizio dei lavori fino alla conclusione, mi libero dei pensieri ed è lì che avviene il miracolo e riesco a tramutare le mie emozioni e allora il mio eros fluisce. Molti credono che l’eros sia semplicemente legato alla sensualità e invece non è solo così, è quell’amor che move  il sole e l’altre stelle di Dante. È quell’energia cosmica universale che ti anima.

L’arte è catarsi?

Si, o meglio, quella vera. Il resto è solo mero sfoggio di tecnica.

Intervista a cura di Francesco Latilla

Le foto sono state attinte dal profilo Instagram dell’autore, se siete incuriositi ecco il link: https://www.instagram.com/merisio.official/

 

I commenti sono chiusi