Dall’ inizio della guerra in Ucraina si è assistito all’esodo di un milione di profughi dall’Ucraina verso i confini europei. Un dramma enorme che mette in crisi le nostre politiche migratorie. Abbiamo sentito a tal riguardo l’Onorevole Alessandro Battilocchio, responsabile per il dipartimento immigrazione di Forza Italia.
Onorevole, l’Occidente ha delle colpe in questa vicenda? Se sì, quali sono?
A parer mio, in varie occasioni abbiamo avuto un rapporto con l’Oriente non sempre lineare. L’Europa, ahimè, anche in questa occasione ha parlato spesso delle lingue differenti al suo interno; non ha mandato un messaggio univoco. Quindi se ci sono delle colpe vanno sicuramente ricercate nella mancanza di una posizione unitaria in politica estera. La mancanza di una politica estera dell’Unione, quindi, ci ha reso meno forti. Credo, in generale, che quel che è successo il 15 agosto in Afghanistan con l’Occidente, che ha deciso di lasciare il campo al ritorno dei talebani, abbia accelerato un percorso che Putin ha avviato da tanti anni a partire dalla Crimea nel 2014.
Cosa deve fare l’Europa, e quindi anche il nostro Paese, per gestire l’immane crisi dei rifugiati ucraini?
Indubbiamente vanno aperte le porte ai rifugiati che fuggono dalle bombe e dalle zone di guerra. E’ necessario aggiornare una normativa che è stata impostata per periodi ordinari. Questo, invece, come ovvio è un periodo straordinario e mi sembra che già si stiano moltiplicando i gesti e le iniziative di solidarietà che partono dal basso e arrivano fino ai Governi. V’è una attenzione che mi lascia ben sperare. L’ Europa- lo ribadisco- deve parlare con una sola voce.
In queste ore si evoca la direttiva europea 55 del 2001. Quale la posizione di Forza Italia?
Quando venne impostata noi condividemmo questa direttiva che prevede una serie di misure legate a sfollati e rifugiati. Siccome è una direttiva di più di venti anni fa probabilmente molte misure vanno sicuramente aggiornate nel quadro di questo nuovo conteso che si è venuto a creare
Potrebbe imprimere una svolta nella politica migratoria dell’Unione?
Assolutamente sì. L’Unione deve reinventarsi, deve rappresentare un progetto di successo anche in prospettiva. Questa crisi internazionale impone all’Europa di rivedere alcuni meccanismi che in questi decenni sono mancati. Un esempio per tutti, la difesa comune europea è oramai improcrastinabile. Ancora, una politica estera comune europea è un qualcosa di non più rinviabile. Con il Trattato di Lisbona c’era stata la speranza di importanti passi in avanti in questo ambito però, come sappiamo, permangono comunque ventisette ministri degli esteri. L’Alto rappresentante dell’Unione è dunque poco più che una delle voci all’ interno dell’Unione. Credo che da questa crisi l’Europa debba apprendere molte lezioni.
Questa dei rifugiati potrebbe essere una strategia di Putin per spaccare l’Europa?
E’ certamente possibile. Il fronte ad est rappresenta una importante sfida per l’Europa. Molto spesso il nostro Paese accende i riflettori su quel che accade a Sud dei nostri confini e troppo spesso il controllo e la gestione dei confini vengono lasciati sulle spalle dei Paesi di confine e questo non è assolutamente possibile. Sono abbastanza fiducioso, infine, che questa crisi imprimerà una svolta importante, una accelerazione in processi non più rinviabili.
A cura di Francesco Di Palma